Fabrizio La Torre nasce nel 1921, in una di quelle famiglie italiane costantemente permeate d'arte. Appesa ai muri, o nelle mani di alcuni membri della famiglia, l'arte era onnipresente, anche se nessuno ebbe mai la pretesa di chiamarsi “artista”. Il nonno materno, Enrico Valenziani, fu uno dei padri della fotografia italiana : fece negli anni 1860 delle fotografie straordinarie della città di Roma, delle manifestazioni papali e dei soldati di Napoleone III accorsi a proteggere il Papa dalle « orde » garibaldine. Ma sopratutto, organizzo' la prima mostra di fotografie, nel 1889 a Roma, per convincere i suoi colleghi fotografi dell'epoca, che si autodefinivano simpatici dilettanti, che la loro era vera arte, e che conveniva tutelare nel modo più efficace i loro lavori realizzati su lastra di vetro. (Oggi il fondo Valenziani è proprietà dello Stato italiano ed è stato regolarmente oggetto di mostre).
Ma si possono citare anche il padre, Ferdinando La Torre, autore di diverse opere tra le quali uno studio su Papa Alessandro VI Borgia, la madre, Maria Gabriella, ceramista, pittrice, disegnatrice di foulards per Hermès, la sorella, Nicoletta, le cui opere di corallo e conchiglie trovarono posto nelle boutiques di Pierre Cardin, insomma un ambiente famigliare dove possedere un dono o del talento non conferiva nessun privilegio particolare.
Tutto questo spiega senz'altro la semplicità, la modestia, con le quali Fabrizio La Torre ha sempre considerato i suoi lavori fotografici : si trattava solo di un desiderio personale di fissare sulla pellicola scene, mimiche, ambienti, atmosfere, che sentiva sul punto di scomparire sotto gli assalti della "modernità". Nient'altro che il bisogno istintivo di essere un “testimone onesto del suo tempo”.
Cinque date importanti segnano la vita di Fabrizio La Torre. Nel 1941, dopo un primo anno d’università, entra all'Accademia navale di Livorno e diventa allievo-ufficiale di Marina. E' la guerra, è la prima volta che si allontana dal « guscio » famigliare, la prima affermazione della sua vita da adulto : chiede ed ottiene dall'Ammiragliato l'eccezionale autorizzazione d’imbarcare con sé la sua macchina fotografica. Sarà smobilitato nel dicembre 1945, dopo aver partecipato alla liberazione di Venezia.
Seguono poi due date, dicembre 1946 ed agosto 1948, che segnano l'inizio e la fine di un soggiorno in Sud America. Partì per cercare un lavoro, possibilmente nella marina mercantile e torno' certamente non più ricco di prima, ma con gli occhi pieni delle meraviglie celate nelle terre lontane. Troppo squattrinato per poter dare sfogo alla sua passione fotografica, si ripromette che mai più andrà cosi lontano senza una buona macchina fotografica e i rullini che l'accompagnano.
Dovrà aspettare fino al settembre 1955 che si presenti di nuovo l'occasione di un lungo viaggio : percorre per vari mesi gli Stati Uniti e il Canada, da New-York alla California, dalle distese innevate del Gran Nord alle rive del San Lorenzo. E questa volta, la macchina fotografica c'è, e cattura i mille dettagli che raccontano questo "nuovo mondo".
Ma è finalmente nell' agosto 1956 (fino a marzo 1961) che sopravviene la "grande avventura" cui anelava tanto : ottiene un posto in una ditta italiana di lavori pubblici attiva in Thailandia. Durante questi quasi cinque anni scoprirà tutta l'Asia, in un'epoca in cui il turismo di massa e la vita all'occidentale ancora non avevano trasformato quei paesi. Lo dice lui stesso, questo soggiorno lascerà in lui un'impronta profonda, dandogli una serenità, un equilibrio, che traduce rapidamente in una sbalorditiva, stupefacente acuità visiva. Di ritorno a Roma, segnato da quest'impronta asiatica, riuscirà a carpire la vita quotidiana dei suoi contemporanei con un'umanità e una tenerezza notevoli.
Durante quegli anni, poco propenso a considerarsi « artista », Fabrizio La Torre presta con parsimonia le sue opere per mostre o pubblicazioni. Oppure, gli capita anche di chiedere di... rimanere anonimo !
In ottobre 1964, accede a un posto di direzione in una compagnia aerea giapponese, - il che lo porterà a recarsi 32 volte in Giappone…-, incarico che conserverà fino alla pensione, nel 1981. Queste responsabilità professionali, gli spostamenti costanti e anche, lo ammette lui stesso, una certa "timidezza" nei confronti della fotografia a colori, lo portano a ridurre, e poi quasi ad abbandonare, un lavoro fotografico approfondito. Se è vero che la macchina fotografica è sempre a portata di mano, è solo per fargli da taccuino, da promemoria, più che da strumento di creazione artistica.
Nel 2008,su richiesta di un membro della sua famiglia, accetta che vengano riaperti e studiati i suoi archivi fotografici, che vengano restaurati alcuni negativi, e che poco a poco una prima mostra, quella sulla Roma degli anni 50-60, ne venga tratta.
Nel 2010, una prima mostra è presentata nei bellissimi locali del Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Poi, un anno dopo, è il Museo di Arte Moderna di Ixelles (Bruxelles) che gli apre le porte, permettendogli l'incontro con un pubblico numeroso e entusiasta. Alcune altre mostre sono organizzate, tra cui alcune con la FNAC Belgio, fino ad arrivare a settembre 2014 e alla stupenda retrospettiva realizzata a Monaco che, per la prima volta, permette di scoprire le tre zone fotografate dal artista, l'Italia, l'America e l'Asia.
Stabilitosi dopo il pensionamento a Bordighera, Fabrizio La Torre, all’età di 93 anni, fa di Bruxelles il suo domicilio principale. Muore nel agosto 2014, dopo aver dedicato il suo ultimo anno di vita alla preparazione della mostra di Monaco, mancandone l’apertura di solo tre settimane.